martedì 28 dicembre 2010

Pensieri del 26 Novembre

E' già passato un anno dal mio ultimo inverno e nemmeno un mese dalla mia estate. Eppure ricordo meglio e mi sono più famigliari il freddo, le foglie marroni e secche per terra, il cielo carico di pioggia piuttosto che il caldo, le palme e le spiagge del Brasile.
Mi sembra che la maggior parte dei miei ricordi siano intrisi di questa immagine invernale.
L'ultima, la più recente, del Brasile, mi sembra già un sogno lontanissimo e irraggiungibile, una parentesi chiusa per sempre.
La mia vita ora è totalmente diversa da allora.
Per me quel sogno ancora continua come l'eco di un richiamo in alta montagna.
la mattina mi sveglio ancora assonnata e ancora ho negli occhi il sogno appena fatto e lasciato incompiuto.
Vorrei perpetuarlo e riviverlo con tutti i particolari, e pensandoci e raccontandolo mi saltano improvvisamente alla mente episodi che quasi avevo dimenticato.
Tutto si arricchisce, si fa chiarezza, si ha una visione d'insieme dopo avere elaborato l'esperienza.
Questo processo continua, lentamente e inesorabilmente, silenzioso.
Allo stesso tempo si crea una distanza che è la constatazione dell'allontanarsi da me di quel sogno.
E' impossibile tornare indietro, impossibile resuscitare i morti. Panta rei.
Forse si può rivivere con le stesse persone gli stessi luoghi, ma è tutto nuovo, con un'altra forma, un'altra dimensione.
Questa è l'unicità della vita.
Le cose belle non durano per sempre...c'è una fine, un tempo di durata.
Anche nel male c'è la possibilità di riscattarsi e darsi nuove opportunità, vivendo esperienze nuove. Si cresce sempre.
Adesso mi sento come se stessi salutando un vecchio amore finito.
Difficile staccarsi dalla routine, dalle abitudini, dalle sicurezze e dalle illusioni.
L'uomo però deve cercare di essere libero e c'è tanta soddisfazione nell'uscire dalla gabbia che egli stesso crea per sè.
Evadere, rischiare tutto, ricominciando daccapo un'altra volta perchè la posta in gioco non è solo la sopravvivenza, ma la felicità stessa.
Sfidarsi e superarsi quando si pensava che finalmente si fosse arrivati e si fosse vinta la partita, è un meccanismo che occorre perpetuare.
L'equilibrio è instabile, si sposta in avanti un pochino ogni giorno.
ha senso rincorrere tutta la vita una chimera? Ha senso annusare il profumo inebriante di una frutta e poi non poterla addentare e gustarmi la dolcezza?
Ogni volta che mi avvicino alla felicità mi sembra di allontanarmi improvvisamente, di essere scaraventata nelle oscure segrete sotterranee del mio Io.
C'è tanta speranza, tanta gioia e in fondo in fondo, tanta disperazione. Mondo crudele!
In questo limbo è difficile trovare un'uscita, un'uscita alternativa.
Dovrò passare attraverso il lungo processo di purificazione prima di ascendere all'Olimpo.

mercoledì 27 ottobre 2010

Manca poco!

Manca una settimana alla partenza.
Io mi sento una squilibrata, bipolare. Non controllo le emozioni e piango di continuo senza motivo, pensando ad alcune cose di questa esperienza.
Il medico è diventato quasi il mio migliore amico. Ho trascorso l’ultimo mese ricoperta di pustole nel corpo che mi passavano da una parte all’altra, e quando mi sono venute in viso mi sono sentita disperata.
Adesso ho iniziato l’antibiotico, sto facendo delle iniezioni in sala chirurgica con l’infermiera.
Ma ancora giro con i cerotti sulla faccia!!
Il medico mi ha diagnosticato depressione, e questa infezione dovuta a un calo delle difese immunitarie. Quindi è da 2 mesi che sono depressa.
La notte non dormivo bene.. c’è stato un periodo a settembre che mi svegliavo nel pieno della notte in panico sognando il letto pieno di insetti e ragni, o di avere i vermi nelle mutande. Accendevo la luce e iniziavo a cercarli.
Ma penso che questo sia dovuto al fatto che qua siamo invasi dagli insetti. Io non sopporto piu.
Nell’ultima settimana mi sono trovata nella doccia, una volta a parnaiba e l’altra a Jeri, 2 tarantole giganti! I vermi cadono dal tetto sulla tavola e le formiche invadono e mangiano tutto.

Tornerò in italia e non so che farò della mia vita.

lunedì 13 settembre 2010

Belem la meta del cuore.

Belem, conosciuta come la porta dell’amazzonia, è molto di più che un posto carino da visitare.
Il mio viaggio è stato un viaggio della speranza, una ribellione dai pensieri negativi che mi stavano imbruttendo per cercare la felicità e l’armonia perduta.
Ho trovato tutto questo e molto di più.
Non finirò mai di stupirmi di fronte a questo incredibile popolo brasiliano, dal cuore grande e aperto a tutti.
Non voglio parlare degli itinerari turistici da visitare, per quello qualsiasi guida è utile.
La mia commozione è dovuta a tutte le persone che fin dal primo giorno ho incontrato e conosciuto per strada.
Viaggiare da soli regala tante emozioni: il piacere della scoperta e della conquista, il riscoprirsi curiosi e pieni di energia.
Forse per una ragazza ci sono molti rischi, ma anche tanti privilegi.
Tutti vogliono aiutarmi, consigliarmi, mettermi in guardia, proteggermi.
Fin dal primo incontro ci si gioca tutto, ci si apre e ci si vuole bene incondizionatamente.
Si finisce a passare ore insieme, e poi condividere avventure.
Ci si incontra per caso e si resta insieme per volontà e per amore.
Ogni giorno ho fatto nuove conoscenze, e ognuna di queste mi ha regalato qualcosa, tra cui rispetto, altruismo, generosità e amore per il prossimo e per la vita.
È tutto così facile qua, nonostante i problemi, la povertà poiché la vita è sempre bella.
La vera ricchezza è la felicità interiore, di spirito.
Qualsiasi cosa possa accadere è questa fede che dà forza per andare avanti a testa alta.
C’è tanta solidarietà, tanta fratellanza anche verso una sconosciuta straniera con la pelle chiara, che spesso suscita molti pregiudizi.
Ci si racconta tutta la vita, le sofferenze e gli ostacoli, e poi le soddisfazioni e i successi, e ci si avvicina tanto da poter sentire i battiti del cuore.
Si dà veramente quando si offre se stessi.
Il culmine sorprendente di questa mia vacanza è stata Marajò, l’isola a 4 ore di barca da Belem nel delta del fiume.
La mia voglia iniziale di lasciare la città, gli amici, le feste, per isolarmi un’altra volta, era davvero bassa.
Sulla nave che parte alle 6:30 del mattino ho conosciuto un ragazzo timido, David.
Si è offerto di darmi un passaggio fino alla spiaggia, dato che lui abita vicino con la sua famiglia.
È venuto a prenderlo al porto suo zio in moto.
All’inizio mi sono sorpresa perché pensavo non ci fosse posto per tre in moto. Mi sbagliavo.
Arrivati a casa sua, conosco sua mamma di 70 anni, che abita senza marito ma con l’altro figlio maggiore.
Vicino a casa sua abitano sua sorella e l’altra figlia con la sua famiglia.
Circondati da alte palme di açaì, alberi da frutto, completamente dentro la foresta selvaggia e la natura.
Mi offre il pranzo, un letto per riposare, mi invita a dormire lì la notte.
Così alla fine ho passato il mio breve soggiorno in casa loro come sacro ospite.
David mi ha portato prima in moto per le spiagge, poi in bicicletta per sentieri che si aprivano in piscine naturali in mezzo agli alberi, in cui abbiamo fatto il bagno.
Ho conosciuto e assaggiato tutti i gustosi frutti dell’isola.
Nella frescura del tardo pomeriggio tutti i ragazzi si incontrano per giocare una partita di calcio.
Mi sento entrare nel profondo della vita di questa comunità di isolani, e dimentico le spiagge che erano la mia meta iniziale.
Il giorno dopo tutti si alzano all’alba. Io cerco di non sentire i rumori della cucina ma alle 8 mi alzo pigramente.
Passo quasi tutta la mattina nel cortile della casa della zia di David, anche lei settantenne, chiacchierando e soprattutto ascoltando la sua vita avventurosa.
Mi mostra le sue galline, tra cui una che si è ammalata e non riesce più a mangiare.
Probabilmente gli è entrato un insetto in gola e ora sta sempre con il becco aperto lamentandosi e scrollando il collo e la testa.
Infine accompagnata da David e da una banda di ragazzini arriviamo a un fiume che passa in mezzo agli alberi, tra i tronchi e le radici.
Sembra un mondo incantato, dove gli elementi terra e acqua si mescolano e si confondono.
Le fronde delle palme coprono il cielo come un tetto.
La luce del sole a malapena filtra tra le larghe e fitte foglie.
Entriamo in canoa e proseguiamo nell’acqua che sembra uno specchio spingendo con un bastone sul fondo.
Ci facciamo strada tra rami, liane e tronchi. Tutto è verde e sembra uno spaccato dell’amazzonia.
I ragazzi si tuffano in acqua lanciandosi da un tronco alto.
A pranzo provo la manisoba, piatto tipico del Parà, preparato con foglie di mandioca e interiore di porco, cucinato e cotto per 4 giorni: una delizia!
Ma arriva il momento di ripartire.
Mi regalano 2 ananas dolcissime che lì crescono ovunque.
Sulla nave del ritorno sorrido, nonostante la forte tempesta che ci sbatte e agita il mare.
Non avrei immaginato di poter passare un giorno tanto intenso.
Sono rimasta sorpresa dall’ospitalità di questa famiglia umile e povera, che mi ha accolto in casa come se fossi una figlia pur non conoscendomi.
Mi hanno offerto tutto quello che avevano, senza che io lo meritassi.
Ho pensato a come sarebbe in Italia, dove l’individualismo è considerato la chiave del successo e del vivere, mentre qua il gruppo e la comunità fanno la forza e sono indispensabili per la sopravvivenza del singolo.
Di tutta la mia vacanza ho un solo rimpianto: di non essere stata più tempo.
Potrei parlare ore di Belem, dell’açaì che si degusta come crema di accompagnamento, del mercato popolare Ver O Peso, incontro di mille persone che ridono, gridano, cantano, suonano e mangiano, delle feste notturne e delle serate passate scherzando con gli amici.
Tornare a Parnaiba dopo 20 ore di autobus, mi stringe il cuore come una morsa.
Sempre si deve tornare, ma il mio cuore è rimasto là.

domenica 29 agosto 2010

Solidão de manhà

Speravo che le cose migliorassero con il tempo, invece probabilmente non ho ancora toccato il fondo. Quanto devo precipitare ancora prima di fermarmi e rialzarmi?
Ogni giorno che passa peggioro. Ho solo dei momenti in cui libero la mente e la svuoto della tristezza che mi accompagna tutti i giorni.
La mia disperazione non trova conforto. La solitudine di mattina, quando apro gli occhi e non ho motivo per alzarmi, quando fisso il soffitto quadrato della mia camera in penombra con qualche raggio di sole che filtra dagli scuri della finestra e mi sembra la mia prigione ma anche il mio rifugio. Mi chiudo qua dentro e mi sento disperata, sola, e senza consolazione.
Sbatto la testa da una parte all’altra, mi sento tanto male che non voglio mangiare, non voglio uscire, non voglio incontrare nessuno, non voglio fare niente se non rinchiudermi nella mia depressione.
Il dolore parte dal cuore, e scende come una scossa fino ai piedi che mi sento morire. L’angoscia mi scuote come un terremoto terribile e mi paralizza. Non riesco a liberarmi da questo senso di morte che mi spaventa e mi toglie la voglia di vivere. Mi sento schiava delle mie emozioni.
Mi accompagna solo una musica triste. Ma tutto mi sembra brutto, la città, la mia vita, questo lavoro, le persone e mi sento arrivata alla fine, come se in tutto il mio futuro non avessi nient’altro ma finisse tutto qua.
Non vedo una luce di fronte a me ma solo sofferenza senza conforto. Non mi sembra vita questa.
Non so come uscirne, tutto nella mia testa sembra terribile e gigante. Mi rimbomba come un tuono e non mi lascia pensare.
Vorrei che il tempo passasse rapido, perché indietro non posso tornare. Vorrei l’aiuto di qualcuno. Mi sembra di aver perso me stessa, di aver perso tutto, anche le mie motivazioni e gli stimoli.
Non vedo alba, non vedo tramonto, mi circonda solo questa oscurità che uccide lentamente.

mercoledì 25 agosto 2010

Un lungo viaggio per il Brasile

Ogni viaggio mi regala sempre nuove e indimenticabili emozioni, e mi lascia la voglia di ripartire subito ma soprattutto di ritornare in quei posti lontani e magici.
Ogni viaggio mi toglie anche tanto. Mi toglie l’equilibrio, l’armonia, l’incapacità di tornare indietro e di guardare le cose come prima.
Perché un viaggio finisce e si ritorna alla vita di sempre, ma non si è più noi stessi: la realtà non è cambiata ma noi siamo cambiati.
Dopo questo viaggio di tre settimane, ho perso la forma datami dalle circostanze e dall’ambiente in cui routinariamente vivevo, per espandermi più verso l’infinito e l’eternità dello spirito.
Ho capito quanto l’essere umano sappia incredibilmente adattarsi con il tempo a qualsiasi ambiente e cambiamento, sia in meglio che in peggio. E’ lo spirito di sopravvivenza, ma costa fatica, è stressante e non facile.
Per questo molti non lasciano mai il proprio nido costruito, la propria ancora di salvezza.
In questi venti giorni ho conosciuto un’altra faccia del Brasile, le altre mille facce dell’ eterogeneo Brasile. E’ stato come levarsi delle bende che fasciavano da tempo gli occhi, e cominciare a vedere. Ho sentito rinascere, prima timidamente ma poi vigorosa e invadente come un rampicante, quella vivacità e curiosità per il nuovo, quella voglia di novità che fa sentire più vivi.
È stato come prendere improvvisamente al bivio un’altra strada.
Montagne, mari, musica, amici, persone, spiagge, birra... e io, che non sono più io dimentico il mio passato.
Rio de Janeiro è magica, è fascinosa come una donna seducente e prosperosa. Ammalia e innamora.
Il mare di Ipanema è verde turchese, la notte a Lapa cattura con la samba e l’allegria dei cariocas, le montagne maestose sembrano guardiane della città, con le innumerevoli favelas silenti e dimenticate che si accendono di notte.
Salvador è l’anima più nera e ancestrale del Brasile. È terra, è ritmo di tamburi, è odore acre e forte che riempie le narici, è colore, è schiettezza.
Noronha è un sogno a occhi aperti, a partire dal volo su un aereo a eliche che sfiora e trapassa le sofficini nuvole bianche, sorvolando l’oceano.
L’isola si materializza improvvisamente dopo un’ora di volo.
Sembra un lembo di terra dimenticato da Dio e dagli uomini, una sporgenza montuosa spuntata dagli abissi dell’oceano.
Le spiagge sembrano candide fanciulle, vergini e pure. Il mare le accarezza con le sue acque più azzurre e trasparenti, e mostra i suoi tesori nascosti e le sue creature dai mille colori fosforescenti, intrepide e noncuranti dei bagnanti.
Poi si torna. Parnaiba sembra ancora più vuota e deserta di domenica. Le strade non sembrano strade senza auto in circolo, le case non sembrano abitate, il cielo azzurro e afoso sembra opprimente e di carta disegnata.
Mi manca l’aria, mi manca l’orizzonte, mi mancano le risate notturne dei ragazzi ubriachi per strada.
Niente sembra cambiato da quando me ne sono andata. Il mondo non è cambiato anzi sembra essersi fermato. Invece io…
Sono insofferente, senza stimoli, più sola che mai con la mia esperienza anche in mezzo ad altra gente.
Dove sono non so più, cosa sto facendo, e con chi e perché. Un’amnesia?
Le mie pupille si devono riabituare all’oscurità, dopo la luce, per vederci meglio.
E capisco che non ho niente in comune ai brasiliani nordestini, o che non ho ancora imparato niente, perché loro sono tranquillii, molto pazienti e sanno aspettare senza fretta.
Io invece scalpito insofferente nell’attesa estenuante. Nell’attesa di riambientarmi e ritornare forzatamente nella mia vecchia forma.

sabato 3 luglio 2010

La salute pubblica brasiliana

Mi riallaccio all'ultimo post: il brasile è fuori e il clima è da funerale.
Tutte le decorazioni saranno tolte in pochi giorni e addio entusiasmo.
Quindi, sia football che salute ci hanno delusi.

Vorrei parlare della mia esperienza con il servizio di salute pubblica del Brasile.
Purtroppo non ho da dire niente di buono, e purtroppo ho avuto problemi di salute che mi hanno portato ad averci a che fare.
Per una visita con il medico non ci si può prenotare giorni prima o per telefono. Il giorno stesso che il medico visita, essendoci posti limitati, occorre arrivare 2 ore prima, se si è fortunati a trovare ancora posto, e aspettare il suo arrivo.
Ovviamente non si marca l’ora, per cui non ci si può nemmeno allontanare, ma tutte le persone arrivano alla stessa ora e aspettano il turno.
Tutta questa fila è solo per entrare 2 minuti e sedersi davanti al medico senza essere nemmeno visitati, sia un ginecologo sia un medico clinico.
Per cui ci si ritrova ad assumere farmaci prescritti sulla base dei sintomi, senza risultati di esami.
Come mi è capitato, io ho preso un antibiotico che il medico mi aveva prescritto, che non era adatto e addirittura ha peggiorato la mia situazione tanto da dover ricorrere al pronto soccorso.
Quando sono ritornata raccontandogli dell’accaduto, prima è caduto in una fase sconsolata, poi ha chiesto a me che volevo fare: DOTTORE!! CHIAMI UN DOTTOREEEEE! Avrei voluto dirgli.
Alla fine mi ha prescritto un busco pan, un digestivo (avrei voluto un amaro lucano) esami della glicemia, del sangue, delle feci e per ultimo delle urine, che era il mio vero problema.
Intanto la procedura è sempre la stessa: assumere a caso un antibiotico e andare per tentativi aspettando gli esami.
Questo succede se si riesce a beccare il medico. Nella maggior parte dei casi danno buca nonostante si sia in possesso dell’impegnativa con data e ora procurata con tanta fatica.
Eh sì! Ho dovuto svegliarmi almeno due volte alle 4:30 del mattino perché per prendere appuntamento (solo per l’appuntamento) ci sono due o tre posti al giorno.
Comunque i medici arrivano sempre con un ritardo di almeno un’ora o un’ora e mezzo, e spesso non si presentano. Nemmeno avvisano i pazienti che stanno aspettando da ore, nessuno sa niente se verranno o no. Si aspetta fino a che ci si rende conto che è davvero tardi, e si ritorna con un altro appuntamento per il giorno dopo, e poi il giorno dopo ancora ecc…e spesso con un orario sbagliato.
Per non parlare dei tempi di attesa degli esami. Fai tempo a morire o auto-medicarti. Anche i risultati tardano due settimane ad arrivare se non è per via privata.
Tirare la conclusione è facile: la gente povera che non può permettersi un medico privato, deve soffrire. Subisce umiliazione e mancanza di rispetto da parte di professionisti che rappresentano la salute pubblica. Quindi al povero spetta inevitabilmente la condizione di sofferenza e non ha altra scelta. Non gli verrà ridato il tempo che ha perso aspettando e viene lasciato nella completa ignoranza sulla durata della sua attesa.
Il fatto che probabilmente non lavora può considerarsi un deterrente.
Quello che fa rabbia è che dal medico si va perché davvero si ha bisogno e si sta male. Con questo ricevimento ci si avvilisce e ci si rassegna a convivere con la propria malattia, diventando malati cronici.
Un dottore che mi liquidò in un minuto dopo ore di attesa, senza visitarmi e senza alzarsi dalla sedia, mi disse che qua non siamo in Italia e che è diverso il sistema.
La medicina o scienza medica che si studia all’università è sì uguale in tutto il mondo.
La salute e le cure mediche sono un diritto universale!!

mercoledì 30 giugno 2010

I MONDIALI IN BRASILE

Ho la fortuna di poter assistere ai mondiali in questo paese, dove si respira un clima completamente differente dall'italia.
già un mese prima ho assistito ai preparativi meticolosi, cioè tutti in tutti i negozi, bar, uffici, case...sono stati appese bandierine e palloni verdi e gialli.
Perfino negli ambulatori, o nel negozio che vende bare per morti!
non esiste un locale che sia potuto sfuggire. tutte le auto che circolano hanno bandierine appese ai vetri e le persone girano per strada e entrano perfino in ufficio o nei negozi con la divisa del brasile.
Addirittura si ricoprono auto e moto con stelline colorate, e si dipingono i muri delle case.
Qua non si parla di altro. Durante le partite, ad ogni gol messo in rete, succede il putiferio, si sparano BOMBE (così le chiamano qua) in aria, botti, petardi, trombette.
La droga per il calcio è tanta che nell'orario della partita, non si lavora!!!
Gli autobus non circolano, i supermercati chiudono insieme a tutti i negozi e tutte le attività.
perfino il mio centro è rimasto chiuso. Già un'ora prima dell'inizio la gente si prepara per assistere alla partita e trovarsi pronta di fronte a una tv.
Quando l'italia è stata eliminata, è venuto fuori l'orgoglio e la presunzione vera dei brasiliani, che mi hanno schernita ridendo dell'italia, sebbene io ripetessi che non mi importava e che sapevo che sarebbe andata così.
Solo una persona mi ha detto: mi dispiace per l'italia!
Da qua si potrebbe avanzare un pensiero un po' scontato: tutti questi soldi spesi inutilmente quando c'è ancora così tanto divario tra la popolazione, tra ricchi e poveri.
E gli italiani come vivono il mondiale? io sarei d'accordo sul sospendere qualsiasi attività lavorativa durante la partita!!!Suggerisco per la prossima volta.
Noi qua ci saremmo trovati abbastanza in imbarazzo nel caso di uno scontro diretto italia- Brasile.
per chi tifare?quando esultare e con chi?
Io tifo per il Brasile, essendo qua e volendo festeggiare con la gente.
Quando ero a sevilla e la spagna vinse gli europei, assistii al delirio totale!!
Noi non abbiamo, per scelta, la televisione in casa, e quindi insieme agli amici ci ritroviamo al baretto bevendo cerveja e sudando.

Nel prossimo post scriverò qualcosa sulla salute pubblica brasiliana invece, che in confronto è un disastro totaleee!!

mercoledì 9 giugno 2010

Sao Luis

Mercoledì sera sono partita con l’autobus notturno alla scoperta di sao luis, nel maranhao, lo stato a nord del piauì.
Sebbene l’ansia da partenza era alta e stavo desistendo, arrivata là mi sono tranquillizzata e sono davvero contenta di questa avventura.
Mi ha ospitato una ragazza carinissima, accomodante e disponibile per quattro giorni, fabiola, che lavora in questa città, e con la quale mi sono trovata benissimo.
Il primo giorno siamo andate a fare un giretto al mare insieme ad un altro amico. Il fatto divertente è stato che io mi ero portata dietro tutto per la spiaggia, ma in realtà ci siamo seduti in un bar sulla spiaggia come fa tutto il mondo, senza alzarci né passeggiare.
Purtroppo il mare non è molto pulito e nessuno nuota, ma la spiaggia è molto grande ed estesa, senza ombrelloni e lettini come da noi.
La sera invece siamo andate a fare un giro in centro, che è molto carino, anche se non tenuto bene.
Le case e i palazzi hanno mura colorate con piastrelle decorate.
Ci sono molti bar e localini dove suonano musica di tutti i tipi: raggae soprattutto!
Ho assistito anche a una lite, in cui mi sono spaventata perché mi trovavo dentro al bar dove è successo. Ad un certo punto tutti hanno cominciato a gridare e correre a ogni lato, e io insieme a tutte le donne mi sono riparata nel bagno. Purtroppo un tipo che era stato pestato dal cameriere del bar prima, è ritornato minacciandolo di ferirlo con un coltello, e il cameriere ha preso un coltello nascondendolo nella cintura dei pantaloni aspettandolo e chiudendo però la veranda.
Quindi eravamo tutti chiusi dentro al bar quando è iniziato il casino…il tipo aveva preso un bicchiere di vetro lanciandolo dalla finestra aperta contro il cameriere e da lì è iniziato il trambusto in cui io sinceramente non ho capito niente.
Invece ho passato tutto il giovedì a spasso per la città, visitando il palazzo del governo, musei di arte e artigianato maranhense, archeologia e sulla cultura indios.
Ho preso anche molta pioggia!!
La sera è stata davvero speciale. È sao joan, una festa che dura un mese, e nella piazza del centro hanno fatto spettacoli e balli tipici, suonando dal vivo con ballerini e ballerine bravissimi vestiti come indios, con piume colorate in tutto il corpo e rappresentando la storia del bumba meu boi.
Sono rimasta incantata. Poi per tutte le strade la sera era pieno di gente che suonava e ballava la samba. Ho conosciuto tante persone e amici, mi sono divertita tantissimo. Io e fabiola abbiamo concluso la serata con amici in un locale raggae molto alternativo.
Domenica ho visitato alcantara, una cittadina molto graziosa, in mezzo alla natura sul mare, con rovine antiche, di fronte a sao luis. Ho preso una barca, ed è stato strano perché sembrò di andare su un’isola, quando al contrario è sao luis l’isola e alcantara è nel continente.
Al porto ho visto dei bellissimi fenicotteri rossi fosforescenti, ma non ricordo il nome.
Ad alcantara ho passeggiato per le stradine insieme a un uomo di sao paulo, abbiamo chiacchierato tutto il tempo sul brasile, le riforme sociali, la povertà e la politica, mangiando pesce e bevendo birra.
Mi sono sentita nuovamente vive, piena di stimoli e di curiosità.
La sera sono tornata a prendere il mio zaino, e alle 21 ho preso l’autobus accompagnata da un amico conosciuto che per fortuna mi ha calmato l’ansia pre- partenza.
Sono stati insomma 4 giorni meravigliosi. Qua a parnaiba il tempo a volte sembra fermarsi e le persone sono difficili da conoscere.
Invece a sao luis tutto è parso bellissimo. Vitale, culturale, accogliente.
Una delle mie gite più belle da quando sono qua.

giovedì 13 maggio 2010

pensieri ...

È davvero difficile spiegare a chi non è con me come procede la vita e quante differenze ci sono con quella vecchia.
Posso ricercare le parole giuste e descrivere accuratamente i particolari, ma sono certa che non riuscirei a fare creare l’immagine giusta e nemmeno l’idea di questa realtà.
Non posso prestarvi i miei occhi, non posso regalarvi le mie esperienze quotidiane di chi è già entrato nel sistema e lo ha iniziato a capire, dopo la bellezza di quattro mesi.
C’è differenza tra sapere e sperimentare.
Quando leggo il giornale con le notizie dei fatti internazionali, delle guerre e delle situazioni disastrose al limite della sopravvivenza, certamente rimango shoccata, triste ma mi rendo conto che la mia idea è molto astratta, vaga perché non ne ho esperienza diretta.
La vivo indirettamente, forse costruisco delle immagini raccolte nel passato da telegiornali, documentari o film, foto di giornali. Sono come ferma immagini di una pellicola, muti, senza suono e senza movimento.
Rimango uno spettatore estraneo, senza coscienza di ciò che sta dietro alla cinepresa, di quello che realmente sono stati il lavoro, i pezzi tagliati e censurati…
Ecco, io mi sento come un artista che cerca di imprimere una emozione vissuta su un supporto, una tela, uno strumento, sperando che il mio pubblico possa percepirlo.
Purtroppo le interpretazioni sono infinite e soggettive, e fallisco miseramente già all’inizio del tentativo.
Ciò nonostante scrivere di questa esperienza mi appaga e anche fosse una goccia nel deserto ne vale la pena.
La pace invade il mio cuore, improvvisamente mi riempio di pace, come il vento quando entra in casa come un’esplosione. Mi solleva i piedi da terra quando la strada sembrava finire, mi trasporta e mi culla tra le nubi e gli uccelli del cielo.
È come vivere il primo amore, genuino innocente e vergine.
È darsi un’altra possibilità, un’altra chance, e riscoprire la verità della vita quando la si credeva persa. La bellezza della vita è nella vita stessa, e non necessita di essere riempita con mille cose per essere apprezzata. L’uomo vuole trasformare e costruire qualsiasi cosa, anche se stesso, perché è alienato? Insoddisfatto? La società offre mille infrastrutture e servizi per colmare il vuoto, il buco vertiginoso che attanaglia lo stomaco. Ci si allontana sempre più da noi stessi, dalle risposte ai bisogni infiniti e spesso fittizi dell’uomo.
Di cosa abbiamo bisogno se non abbiamo noi stessi? Se ci siamo persi e non sappiamo in che direzione andare?
Proseguire a testa bassa perché l’importante è andare avanti, non rimanere indietro ma al passo degli altri.
Questo mi è stato detto prima di partire per dissuadermi.
Io invece sto vivendo un’altra vita dentro la vita. Sorrido alle paure del passato, mie ma soprattutto dei miei amici e familiari, più spaventati di me. Era quella paura di vivere, di scoprirsi, di abbandonare qualsiasi certezza e sicurezza (false) e rimettere in gioco tutto.
Questa vita è mille volte meglio di quella che ho lasciato, nella sua semplicità che si respira a pieni polmoni e ubriaca con la sua forza.
A volte mi sento così lontana dalla vita che ho lasciato. Mi sento molto più me stessa qua, più simile e empatica a queste persone.
Ci si apprezza realmente per quello che si è, senza trucco e senza inganno, né artifizi.
Cammino per strada con infradito di cuoio basse, sempre, di giorno e di notte, a lavoro o in casa. Capelli spettinati e legati per non sudare. Canottiera e gonna spesso bagnate dal sudore. Nessun gioiello, nessun machillage, nessun profumo né firma sugli abiti.
Non c’è bisogno di sedurre, non è importante la ricchezza, l’apparenza o la formalità.
Le persone sono importanti, in quanto persone a prescindere.

martedì 27 aprile 2010

la salvezza è vicina

Ci sono dei momenti, a volte, che mi sembra che questa vita abbia davvero un senso e una bellezza incredibili.
Sono momenti lunghi, quasi come un improvviso sospiro a pieni polmoni.
Allora vedo spalancarsi improvvisamente delle porte davanti a me e la luce mi abbaglia gli occhi.
Ogni cosa mi pare che come un ingranaggio faccia parte di un meccanismo perfetto, e io inizio non solo a vederlo, ma anche a viverlo.
Forse sto finalmente lasciando alle spalle le mie radici, la mia cultura e i miei preconcetti, il modo di pensare e vivere a cui ero abituata e mai avevo messo in discussione.
Mi sto spogliando completamente per raccogliere quello che di vero e puro può offrire questa calda terra dalle persone felici e sorridenti.
C’è tanto da imparare, nonostante per assurdo sia io qua per aiutare loro.
La giornata trascorre pigra e calda, il sudore cola dalla fronte e impregna in pochi minuti i vestiti, il sole acceca e manca l’aria a mezzogiorno. Tutti attraversano il ponte a piedi o in bici.
La semplicità delle persone è disarmante. Qualsiasi lavoro facciano, si riflette in loro dignità e orgoglio: il lustrascarpe della piazza, chi prepara le vitamine sul carretto, chi vende i cocchi, chi trasporta sulla barchetta le persone da una riva all’altra del fiume, chi vende la frutta a lato della strada…
Non posso che inginocchiarmi e stimare loro piu di qualsiasi ricco imprenditore, o avvocato, o dentista o politico.
Ognuno sorride, aiutando il prossimo come se fosse lui stesso, dedicandogli tanto tempo, tutto quello che ha a disposizione, senza chiedere niente in cambio.
Nessuno ha tanta fretta da non accorgersi di chi ha bisogno. Nessuno è tanto povero da non poter offrire una mano e un sorriso a chi incontra per strada.
Le persone non lottano tra di loro per farsi concorrenza, per cosa poi??
La sera ci si siede sul marciapiede di fronte alla propria casetta per chiacchierare con i vicini e godere di un po’ di frescura. Non ci sono pubs, bar, o concerti o eventi.
Non c’è bisogno di niente per stare bene, basta avere se stessi.
Non serve l’auto ultimo modello, o il vestito firmato, o il taglio fresco della parrucchiera, o la casa con il giardino pieno di fiori, o il pc con internet.
Noi italiani siamo i ricchi, di denaro, ma siamo anche i poveri di sentimenti, di affetto e di speranza.
A che serve allora un buon lavoro, un buon salario se non riusciamo a goderci la vita nelle cose più semplici?
La mia più grande fortuna è avere amici, buoni amici che ogni giorno mi insegnano cosa è l’amore.
Passiamo tanto tempo insieme, pomeriggi, sere, weekend, e godiamo di noi, del chiacchierare, della condivisione in tutti i sensi, dello scambiarci gesti e parole affettuose in ogni momento per ricordare all’altro di quanto sia importante per noi.
Mi sento amata, benvoluta e vorrei essere in grado di ricambiare allo stesso modo.
Non mi serve nient’altro.
Quando uno dei nostri amici finalmente riceve qualche soldo in più, compra qualcosa per tutto il gruppo, per festeggiare, senza parsimonia e senza rimpianto.
È un pensiero spontaneo e gentile, che mi fa capire quanto poco conti il denaro per stare bene davvero.
Resami conto di questo, molte preoccupazioni e tensioni si sono dissolte.
Allora non erano problemi seri e reali, ma solo pensieri sporchi e limitanti, negatività assorbite negli anni passati.
Mi sento come i bambini di vazantinha, le cui risate argentine sono uguali a quelle di tutti i bambini del mondo, e che ridono sempre, giocano e si divertono anche senza i giocattoli.
I loro abbracci, i loro sguardi profondi e carichi di speranza mi fanno sentire degna di essere lì con loro, di essere anche io pura come loro.

lunedì 19 aprile 2010

Íl ritorno dopo la vacanza

Jeri è una spiaggia incantata, un parco naturale che solo pochi volenterosi possono raggiungere.
Sono arrivata là dopo 5 ore almeno di viaggio, di cui una in giardiniera, ovvero un camioncino stile militare, con dietro posti a sedere come in autobus, ma in fila, e senza tetto sulla testa.
Le buche erano veramente dure e i salti che abbiamo fatto per poco non ci lasciano paralitici.
Si percorre una parte in sentierini sabbiosi e stretti in mezzo alla vegetazione, e una parte sulla battigia del mare, proprio sulla spiaggia.
Finalmente, arriviamo nel villaggio, verde, vivo e ospitale.
La spiaggia è un susseguirsi di alte dune di sabbia desertiche, gialle, che su buttano sul mare.
E’ un paesaggio molto suggestivo, e quando c’è il tramonto, tutte le persone come in una processione religiosa, salgono lentamente la duna piu alta per essere spettatori di questo spettacolo naturale che lascia senza fiato. Il sole tramonta dietro la linea dell’oceano, regalando rosse e gialle e rosate strie di colore nel cielo, spesso plumbeo alle spalle.
L’acqua invece sembra uno stagno d’oro e azzurro profondo, che riflette sui nostri occhi la luce del sole sempre piu arancione.
Dietro invece altre distese di dune punteggiate da palme e oasi verdi.
Addirittura sulla duna tra tutti gli spettatori sempre si fissa un carrettino per la caipirinha, giusto per coloro che non vogliono farsi mancare nulla.
Già da lontano invece si odono i ritmi dei tamburi della capoeira, perché ogni sera si riuniscono sulla spiaggia nello stesso momento del tramonto i ragazzi per danzare e giocare in cerchio, con tutti i curiosi che applaudono e restano a bocca aperta per le loro capriole e piroette nell’aria.
Il villaggio è colorato, con tanti negozietti abbastanza turistici, e distribuito in 3 o 4 stradine parallele principali. Ogni sera c’è una festa, alla quale pero noi non abbiamo mi partecipato perché ci addormentavamo nel letto prima che iniziasse.
Tutto i tre giorno sono stati in relax e comunione con la natura.
Il giorno della mia partenza è stata un’avventura: a bordo di una jip, di quelle aperte dietro per montare i carichi, in 14 persone!cinque erano distribuite su tutti i lati, attaccati fuori, chi alle portiere, chi al tetto in piedi. Abbiamo percorso tutto il lato spiaggia verso sud, guadato 2 fiumi su zattere di fortuna e attraversato le mangrovie.
Insomma, mi dispiace di aver dimenticato la macchina fotografica a casa.
Arrivo a parnaiba, la calda Parnaiba.
In casa già non c’è acqua, e tuttora siamo senza. Oggi è stato il periodo più lungo senza acqua, e ancora non sono riuscita a farmi la doccia né a lavare i piatti.
A casa siamo solo io e Aureliano, e mi chiedo come facciamo in due a sporcare così tanto.
La mia camera invece era aperta e pulita, con una farfalla di carta colorata sul tappeto e un acchiappasogni appeso al soffitto. Che bel regalo di benvenuto.
Rivedere i miei amici è stato molto emozionante. Per l’occasione ci siamo bevuti metà dei nostri vini italiani che ci eravamo importati illegalmente.
poi c è stato il mio pseudo primo giorno di lavoro.
Molti, ma non tutti i bambini, mi hanno accolta gridando e abbracciandomi.
Tutto sembra che torni alla normalità molto presto.
Il lavoro, la routine, il caldo, la convivenza, le serate con gli amici…solo in più per ora c’è la palestra. Chi l’avrebbe mai detto?
Io e aure ci siamo iscritti, giusto per mantenere la linea e magari vedere altra gente.
Sembra divertente, ma non voglio dedicarci troppo spazio perché non meriterebbe, la palestra è da tamarri nella mia opinione.

mercoledì 3 marzo 2010

LAVORO AL CENTRO DI NUTRIZIONE A VAZANTHINA

Qual'è il mio lavoro?
Sto al centro di nutrizione di Vazantinha, che fa parte dell' isola al di là del ponte che separa la città da Ilha grande appunto.
In questo barrio c'è molta più povertà del centro.
Non ci sono strade asfaltate ma di ghiaia o sabbia, non c'è luce di notte, e le case più ci si addentra e più sono sobrie, fatte di terra con tetti di foglie di palma.
Somigliano più a capanne bassine.e dentro non c'è niente.
In questo centro, ci sono bambini sottopeso, che io e giulia abbiamo pesato e misurato in tutta vazanthina e deciso che avevano bisogno di frequentare il centro valutando le curve di crescita.
Sembra molto piu un asilo comunque, in cui si fanno attività di gioco e ricreative.
I bambini hanno dai 3 ai 7 anni.
Io tutte le mattine alle 8 prendo la bici e attraverso il ponte, sudando già perchè il ponte è con una incredibile pendenza e non so perchè l'abbiano costruito così alto dato che il fiume non può crescere tanto.A meno che non arrivi uno tsunami.
E ogni settimana preparo un menù con ricette brasiliane da proporre x colazione e pranzo.
Qualcuno si chiederà che ne so io di culinaria brasiliana?
E invece è così, mi sono procurata un ricettario ed è già un mese che ogni settimana cambia il menù.
Sperimento, poi quelle che non piacciono o sono problematiche vengono sostituite.
A volte cucino anche io, aiuto la cuoca, oppure quando la cuoca non c'è prendo il suo posto.
E non immaginate che fatica che faccio. Non riesco a sollevare le pentole da quanto pesano! Mi brucio la faccia e sudo dal caldo. Ci metto 2 ore per fare tutto in tempo.
Ma mi diverto!ma quando c'è la cuoca mi sembra che tutto venga meglio, perchè lei almeno è brasiliana e mi aggiunge quel non so che fa sembrare un riso davvero arroz, i fagioli feijao ecc...
poi alla fine della settimana faccio la lista delle cose che bisogna comprare per la settimana seguente in base al menù.
La prossima settimana facciamo la pizza, e pensavo di coinvolgere i bambini per la preparazione, per avvicinarli un po' al gusto del cibo.
C'è una bambina che non mangia nulla, altri che quando il compagno lascia nel piatto lo prendono e finiscono anche il loro! Che soddisfazione. Ma un po' sono preoccupata.
Izaquiel mangia 3 piatti ogni giorno, che diventi da grande un ciccione bulimico?
Adesso è magrino, è lì per quello, e io lo incentivo a mangiare, ma non starò facendo un danno al suo futuro?
Ogni mese li pesiamo, e pesiamo anche tutti i bambini del barrio, che saranno una 50ina.
Poi ho conosciuto la nutrizionista, che una settimana ha fatto un incontro per le mamme sull'alimentazione sana.
E io devo prepararne uno per le mamme del centro.
Solo che la lingua ancora è un po' difficile. Parlo ma vorrei avere un linguaggio più ricco.
Mi preparerò un discorso imparato a memoria.
E poi basta. Non mi rimane molto tempo. Vorrei imparare qualche lavoro artigianale che qua tutti fanno, ma ancora nel pomeriggio ho sempre qualke piccolo impegno o compra. Considerando che qua alle 18 chiudono tutti i negozi, che alle 18:20 è buio pesto, e fino alle 15 è da pazzi uscire.
Quindi se devo andare in internet, o comprare qualcosa, pomeriggio perso!!!
qua tutte le donne hanno una squadra di figli, anche da giovanissime, perkè per ogni figlio ricevono borse famiglia, e quindi sono una ricchezza.
Io mi sento vecchia, quasi mi viene voglia di fare figli!!!
non c'è bisogno di chissà quale cosa, di tutte le seghe che ci facciamo in italia, dei PIANETI CHE DEVONO ESSERE PERFETTAMENTE ALLINEATI, il lavoro, la casa, la famiglia, la salute, l'amore e l'uomo giusto.
È tutto così naturale e semplice. Non so se sia meglio, ma qua tutto funziona a proprio modo con le sue regole.
Ah, altro lavoro recente è quello di separare tutti i fagioli che ci sono arrivati, quelli buoni da quelli rovinati, uno a uno. Sono grandi come un'unghia di mignolo e ne abbiamo 3 sacchi altri un metro.
Ogni giorno dopo le 11:30 ci mettiamo lì e per un'ora perdo la vista e fare questo, secondo la mia opinione, inutile lavoro perditempo.
Andiamo a rilento e tra 2 mesi saremo ancora lì a dividere i fagioli. Per fortuna che a fine marzo torno per un po', così mi libero dall'incombenza leguminosa.
Ho provato a proporre metodi alternativi, il sole, la sabbia dentro le bottiglie..ma pare che il peggiore metodo sia l'unico accettabile e sicuro.

lunedì 22 febbraio 2010

carnevale a olinda e recife!

Mitico carnevale a recife e olinda. Premetto che è uno dei carnevali piu caratteristici e tradizionali del brasile, è il carnevale del “povo” cioè della gente.
Dopo ben 29 ore di viaggio in autobus, siamo arrivati la sera del sabato alle 23 a recife, una delle città piu pericolose del brasile.abbiamo lasciato i bagagli nel deposito, perchè a carnevale è sconsigliatissimo girare con cose addosse, ci siamo diretti al centro.
Che bello!recife ha un fiume che la attraversa, ponti al di là dei quali si ergono palazzi alti e il centro antico. Vista all'alba è una vista spettacolare.
Il carnevale brasiliano non ha niente da vedere con il nostro mezzo festino che ci sforziamo di fare.
Là la gente si agghinda con le cose piu estrose e colorate possibili, è allegra scherza e si diverte con tutto.
Le strade sono piene di musica e gente, dai vari palchi c'erano concerti di samba e frevo e tutta la gente balla in qualsiasi angolo se ne ha voglia. Poi ci sono bande che suonano dal vivo tamburi, percussioni, per strada e i ragazza che ballano attorno la samba e cantano.
Ci sono anche baracchini che vendono cose da mangiare e da bere, spiedini di carne, sandwich di tapioca con formaggio, cocco e latte condensato. E poi macaixera (patata dolce) con carne, vitamina che sono frullati di latte frutta e cereali, cocktail con cachaca e frutta...insomma di tutto in baracchini improvvisati e a qualche real, ovvero 1 o 2 euro.
Quella sera abbiamo tirato dritto senza dormire, ma eravamo distrutti.alle 7 del mattino abbiamo preso un altro autobus per olinda, una città piena di artisti, molto carina con casette colorate e pittoresche. Li c'era il mio host, Lucas, che ci avrebbe ospitato.
Arrivati a casa sua abbiamo intuito che sarebbe stata una grande festa, c'erano una dozzina di ragazze e ragazzi che dormivano per terra in ogni angolo della casa.
Lucas ha la casa dentro al carnevale, e tutti i suoi amici sono venuti per parteciparvi.
A olinda il carnevale è ancora più giovanile e festaiolo, meno informale.
Di giorno è incredibile. Tutte le stradine sono piene di gente, sudata come nn mai, e bisogna passare appiccicati. ogni mezz'ora io avrei voluto farmi una doccia.
Ci sono i blocchi, ovvero gruppi mascherati e a tema, con la propria banda che suona e il seguito di persone che sfilano ballando e cantando, e la gente pure che li segue per tutta la città ballando e cantando. Si conoscono un sacco di persone, il clima è il massimo della festa e della libertà.
Tanto che ragazzi e ragazze spesso si baciano senza mai essersi visti prima, in mezzo alla strada, per poi salutarsi e proseguire.
A me mi hanno fermato in parecchi, cercando di baciarmi e sedurmi. Qua è una questione di fare l'amore e non fare la guerra, di volersi amare nel momento senza nulla di più.
C'è anche la via degli omosessuali, in cui ho visto scene divertenti e persone strambissime.trans, triangoli di uomini baciandosi contemporaneamente, ragazzino e vecchio limonare passionatamente.
Bisogna dire che in brasile l'omosex non è un tabù o una vergogna.anzi. È normale.
Quindi capita di avere advance dal tuo stesso sesso pubblicamente o uscirci in amicizia con tutto il gruppo.
Altra cosa, qua si beve tanta birra, solo di 2 o tre tipi, e per le strade dopo 5 giorni non si immagina l'odore che cè. Sembra una piscina di birra solo che fanno 35 gradi, e in più la gente piscia per strada, ai muretti, ci sono intere vie dove passavo e una coda di ragazzi di spalle sul marciapiede che pisciava in fila.
Ci si spinge, si balla, ma nessuno si arrabbia per gli spintoni. Sono tutti in festa e tutto va bene!
Io ho dormito 3 notti in sala in amaca, perchè per terra in casa di lucas non c'era molto spazio.
C'erano anche svedesi, tedesche e francesi, pure un altro italiano sardo oltre agli amici brasiliani.
Quando nel pomeriggio uscivamo dopo 2 ore già avevo bisogno di una pausa per sedermi e prendere aria, farmi una doccia, e poi ritornare nella mischia.
Minkia, tutti i ragazzi ballano la samba, e guardarli è uno spettacolo. Ballano a volt meglio delle ragazze!!e la musica è bellissima.
È il loro ballo, e gli spettacoli sono folkloristici, non come dai noi in cui c'è solo musica commerciale per strada.
Che dire!è stata un'esperienza unica. Dopo 20 ore di viaggio al ritorno è stata dura ambientarmi alla tranquillità di qua.
Anche perchè lucas e i suoi 3 coinquilini erano davvero simpatici e ci siamo trovati da dio con tutto il gruppone.
L'unica presa a male, è che tra tutta le gente in giro per il carnevale, ogni tanto vedi anziani o bambini correndo a destra e a sinistra che raccolgono l'immondizia riciclabile, plastica e lattine per metterla nei loro sacconi. tutti si divertono, e loro invece lavorano tutto il giorno, tutta la notte, tra le persone che passano, facendosi spazio e raccogliendo uno a uno dalla terra sporca ogni imballaggio. Bambini che sono già adulti, catadores già a 5 o 6 anni che guadagnano 7 centimos per ogni kg di materiale riciclabile.
A parte questo troppo bello.

venerdì 5 febbraio 2010

primi gorni di mudanza (trasferimento) in centro ???

ho iniziato a lavorare al centro di nutrizione.
ci sono 18 bambini circa, tutti bellissimi, dai 2 ai 7 anni, simpaticissimi, dolcissimi e molto svegli. la mattina dalle 8 alle 12 siamo li, io e giulia, facciamo un po' le bambinaie, ma ci sentiamo inutili perchè ci sono già due ragazze volontarie che sono molto brave. insomma non manca il personale.
e poi noi non siamo educatrici, siamo sanitari!
nel pomeriggio ci rompiamo uun po' le scatole. siamo libere ma ancora dbbiamo orientarci. ci siamo trasferite da marte a parnaiba, nella nostra gigante casa, vuota che c'è l'eco.
quindi una casa inutile per 2 terzi dello spazio. e' al piano terra, con le inferriate, e io di notte non riesco a chiudere occhio dal caldo e dai continui rumori che mi terrorizzano. e mi chiudo a chiave in camera per dormire un popiù tranquilla. sono le mie paranoie. stanotte metto i tappi così almeno anche se crolla il mondo io morirò dormendo.
per il moemtno non ho conosciuto molti ragazzi brasiliani con cui uscire.
e il mio portoghese per questo va a rilento.
qua ci sono pochi stimoli culturali. insomma la mia vita è molto cambiata.
meno stress, più relax quasi tendente all'apatia.
non c'è internet.so che c'è una piscina gratuita per gli studenti ma ancora non sono andata.
e poi vorrei iscrivermi a un corso di ballo. anche se non so se riuscirò a seguirlo sempre.
Insomma nella teoria tante cose, nella pratica il caldo, come il freddo gelido, paralizza :-)
non so se riuscirò a riabituarmi alla vita nostra.
anche la convivenza è una prova. è davvero full immersion. facciamo tutto insieme, anche le spese. io comincio a sentire nostalgia del mio individualismo egocentrismo.
sarà una bella palestra.

martedì 2 febbraio 2010

venerdì 29 gennaio

IERI SERA SIAMO ANDATI AL CINEMA A PARNAIBA A VEDERE AVATAR, IN LINGUA ORIGINALE, INGLESE CON I SOTTOTITOLI IN PORTOGHESE. ARGH!
IL CINEMA COSTA 4 R$, OVVERO MENO DI 2 EURO. MA AVRA’ AL MASSIMO 10 FILE E TI SEMBRA DI STARE DENTRO ALLO SCHERMO DA QUANTO SI E’ VICINI.
USCITI ALLE 22 LA PIAZZA ERA VUOTA, DESERTICA. NON C’E’ NESSUNO IN GIRO, NESSUN LOCALE APERTO SEBBENE SIA VENERDI’. SOLO NOI.
CI SIAMO SPOSTATI INSIEME AGLI ALTRI ITALIANI DELLO SVE SUL LUNGOFIUME A UNA FESTA PER L’ELEZIONE DEL RE E REGINA DI CARNEVALE.
CAVOLO QUANTA GENTE CHE C’ERA LI’. HO PENSATTO CHE ALLORA C’E’ SPERANZA ANCHE PER NOI! C’E’ VITA SU QUESTO PIANETA, BISOGNA SOLO TROVARE DOVE.
QUA I GAY E VIADOS SONO PARTE INTEGRATA DELLA COMUNITA’ E ANCHE LORO SCHERZANO MOLTO TRANQUILLAMENTE SULLE BATTUTE.
TUTTO LA GENTE COI TAMBURELLI SUONAVA E BALLAVA. COME A CARNEVALE MA QUESTO ERA SOLO UN ASSAGGIO. CHE BELLO!
IO E AURE CI SIAMO ESALTATI, PENSANDO AL NOSTRO CARNEVALE A RECIFE E OLINDA.
SARA’ UN DELIRIO ASSURDO, 24 ORE PER 4 GIORNI DI FESTA NO-STOP CON MILIONI DI PERSONE BALLANDO E DANZANDO PER STRADA.

STAMATTINA INVECE VADO AL BAGNO, TIRO L’ACQUA E 2 RANE DA DENTRO IL WATER SCHIZZANO FUORI FACENDO FARE UN SALTO E UN URLO DA RECORD!
ECCO PERCHE’ NEL NOSTRO BAGNO CI SONO TUTTE QUELLE CACCHETTE.
IERI POME INVECE MI SONO VENUTI I CRAMPI INTESTINALI E LA MATTINA DOPO, CIOE’ OGGI, HO AVUTO IL CAGOTTO. OH NO, CHE ODIO.

IERI USCITA DAL CENTRO DI NUTRIZIONE DOPO LA PULIZIA PRIMA DELL’APERTURA, IO E GIULIA ABBIAMO PRESO L’AUTOBUS PER TORNARE A ILHA GRANDE. E’ ARRIVATO TALMENTE STIPATO CHE IO HO VIAGGIATO SUL GRADINO DELLA PORTA CON LA PORTA APERTA.
IL CENTRO NON ERA SPORCO, DI PIU’.
I GIOCATTOLI SONO BOTTIGLIE DI PLASTICA RICICLATE E LAVORATE.
DEVO FARE IL MENU’ PER IL CENTRO, MA COME FACCIO PER MARTEDI SE NON SO NIENTE, SUL BUDGET, SU CHI FA LA SPESA E CHI E’ LA CUOCA? E NON LO SA ANCORA NESSUNO.

GIOVEDI INVECE ABBIAMO FATTO LE VISITE ALLE FAMIGLIE DI VAZANTHINA E AI LORO FIGLI, PASSANDO DI CASA IN CASA.
SONO DAVVERO POVERI, CASE IN ARGILLA E PAGLIA. I RECINTI DEL CORTILE SONO DI CORTECCIA DI PALMA O DI BAMBU. I BAMBINI GIOCANO NELLA TERRA, TRA I RIFIUTI E GLI ANIMALI CHE SCORRAZZANO.
CONDIZIONI IGIENICHE DA PAURA.
PER FARSI APRIRE, NON C’E’ IL CAMPANELLO MA SI BATTONE LE MANI.
INDAGANDO SULLE ABITUDINI ALIMENTARI, E’ FACILE, SI SCOPRE CHE A PRANZO A CENA NON CAMBIA NIENTE, FAGIOLI RISO E CARNE.
ANCHE IO SONO STUFA DI MANGIARNE A PALATE.
QUA UN VEGETARIANO HA VITA DURA!

IO MI STO ABITUANDO A UN RITMO MOLTO RILASSATO, TANTO CHE QUANDO I MIEI COMPAGNI HANNO FRETTA DI ANDARE DA QUALCHE PARTE IO RMANGO A CASA PERCHE’ MI STANCO GIA’ AL PENSIERO.

lunedì 25 gennaio 2010

Ladri

domenica pomeriggio sono andata al mare da sola. e' stato bellissimo il viaggio con il pulmino attraversare tutto il paesaggio selvaggio ai lati della stradina. 15 km qui si fanno in 15 minuti perkè non ci sono incroci, non ci sono auto. Non c'è traffico, non c'è nessuno.
Solo qualche animale che ogni tanto attraversa.
Il mare non è un gran che, ma meglio non dorglielo. Rimini purtroppo è molto meglio. a parte la spiaggia, in cui qui non cè niente, solo chiringhitos di foglie di palme che hanno musica alta e tutti i brasiliani all'ombra.qua sulla sabbia non c'è nessuno sdraiato a prendere il sole, cavolo, è la cosa più stupida visto che loro sono già scuri. io sono l'unica che appoggio il telo sulla sabbia per stendermi.
l'acqua è caldissima, strano perchè pensavo che l'oceano fosse gelido, ma marrone per centinaia di metri. bah. sotto ai chiringhitos invece ci sono montagne di piattini di plastica e bicchieri e resti di cibo buttati per terra. mi faceva un po schifo passeggiarci vicino.
comunque ho osservato il mare per mezz'ora su uno scoglio. Pensare a dove mi trovavo e quanto ero lontano dalle mie abitudini, dai miei posti e dalle persone di sempre mi sconvolgeva.
qui la gente vive veramente con poco ed è felice e solare.
A parte una disavventura di ieri sera. Mentre eravamo a cena, dei bambini sono entrati nella nostra camera dalla finestra del secondo piano e ci hanno rubato un paio di cose. A me il marsupio con dentro lettore mp3, chiavetta e il borsellino con i soldi e la scheda del telefono italiana, piu un cellulare che avevo prestato a luca ma che aveva messo a caricare in camera mia.
A giulia invece è andata peggio. Circa 100 euro, il portafoglio con tutti i documenti (tranne il passaporto per fortuna) e le carte di credito, la macchina fotografica e gli occhiali da sole.
Siamo andati dalla polizia, e poiché sapevamo chi poteva essere stato perkè durante il giorno dei bambini giravano attorno a casa e sono entrati nel giardino, la notte siamo andati a casa loro con un agente.
Il mio marsupio con le mie cose e la macchina fotografica di giulia sono scappati fuori, senza il mio borsellino che aveva dentro la scheda del telefono. Del portafoglio di giulia nemmeno l’ombra.
Anche la mattina dopo ci siamo dati da fare. Siamo tornati a casa loro, ma la madre non c’era.
Così io ho fatto il piantone aspettando che tornasse, e insieme ad altri ragazzi del posto siamo tornati da loro. Ma la madre era incavolata. Lei ha dieci figli piccoli, minori di 10 anni, che sono di strada, non dormono nemmeno in casa ma dove trovano. Infatti non sapeva niente.

lunedì 18 gennaio 2010

Mare e ladroni

domenica pomeriggio sono andata al mare da sola. e' stato bellissimo il viaggio con il pulmino attraversare tutto il paesaggio selvaggio ai lati della stradina. 15 km qui si fanno in 15 minuti perkè non ci sono incroci, non ci sono auto. Non c'è traffico, non c'è nessuno.
Solo qualche animale che ogni tanto attraversa.
Il mare non è un gran che, ma meglio non dorglielo. Rimini purtroppo è molto meglio. a parte la spiaggia, in cui qui non cè niente, solo chiringhitos di foglie di palme che hanno musica alta e tutti i brasiliani all'ombra.qua sulla sabbia non c'è nessuno sdraiato a prendere il sole, cavolo, è la cosa più stupida visto che loro sono già scuri. io sono l'unica che appoggio il telo sulla sabbia per stendermi.
l'acqua è caldissima, strano perchè pensavo che l'oceano fosse gelido, ma marrone per centinaia di metri. bah. sotto ai chiringhitos invece ci sono montagne di piattini di plastica e bicchieri e resti di cibo buttati per terra. mi faceva un po schifo passeggiarci vicino.
comunque ho osservato il mare per mezz'ora su uno scoglio. Pensare a dove mi trovavo e quanto ero lontano dalle mie abitudini, dai miei posti e dalle persone di sempre mi sconvolgeva.
qui la gente vive veramente con poco ed è felice e solare.
A parte una disavventura di ieri sera. Mentre eravamo a cena, dei bambini sono entrati nella nostra camera dalla finestra del secondo piano e ci hanno rubato un paio di cose. A me il marsupio con dentro lettore mp3, chiavetta e il borsellino con i soldi e la scheda del telefono italiana, piu un cellulare che avevo prestato a luca ma che aveva messo a caricare in camera mia.
A giulia invece è andata peggio. Circa 100 euro, il portafoglio con tutti i documenti (tranne il passaporto per fortuna) e le carte di credito, la macchina fotografica e gli occhiali da sole.
Siamo andati dalla polizia, e poiché sapevamo chi poteva essere stato perkè durante il giorno dei bambini giravano attorno a casa e sono entrati nel giardino, la notte siamo andati a casa loro con un agente.
Il mio marsupio con le mie cose e la macchina fotografica di giulia sono scappati fuori, senza il mio borsellino che aveva dentro la scheda del telefono. Del portafoglio di giulia nemmeno l’ombra.
Anche la mattina dopo ci siamo dati da fare. Siamo tornati a casa loro, ma la madre non c’era.
Così io ho fatto il piantone aspettando che tornasse, e insieme ad altri ragazzi del posto siamo tornati da loro. Ma la madre era incavolata. Lei ha dieci figli piccoli, minori di 10 anni, che sono di strada, non dormono nemmeno in casa ma dove trovano. Infatti non sapeva niente.
cmq non ho piu il numero vodafone finche´nn torno. il mio numero brasiliano e´(86)94775324
oggi abbiamo mobilitato la polizia che hanno fatto irruzione. ma i bambini sono scappati!tutta la gente guardava come davanti allo schermo del cinema.

venerdì 15 gennaio 2010

Primi giorni e impressioni.

sono passati 2 giorni da quando sono arrivata qua.
L'isoletta e' carina, per le escursioni, ma da viverci e' davvero noiosa.
Questa e' una grande isola formatasi dai detriti del fiume. Percio' il mare e' da un lato e abbastanza lontano, raggiungibile solo con un mezzo. C'è molta natura incontaminata, e molte casette sobrie dove vive la gente. ah si, animali davvero malconci, che fanno davvero vita da animali.e basta!
ieri era il deserto, appena arrivati non sapevamo che fare e non c'era niente in giro, a parte un caldo soffocante da farci sudare tantissimo.
ancora staremo qua per almeno una settimana perchè la nostra casa nel centro di parnaiba non e' pronta, mannaggia.
stiamo in una residenza parrocchiale disabitata.abbiamo giusto il bagno e la camera, e un bel giardino.viviamo insieme agli animali che anche durante la notte strillano e si fanno sentire.
anche nella nostra camera si incontrano ranocchie formiche e lucertole strane alle pareti.
oggi invece è stato molto interessante. siamo stati alla caritas a conoscere alcuni responsabili con cui lavoreremo. e quindi abbiamo avuto occasione di fare un giro nel centro di Parnaiba.
Molto bello, molto animato, insomma, una città o almeno paese. pieno di gente in giro, negozi, casette colorate e mercatini ovunque di artigianato e cose del posto a un prezzo stracciatissimo.
sandali di cuoio, camicette di lino...a pochi euro.
credo che riporterò a casa tutte le mie cose e mi rifarò il guardaroba.Abbiamo pure comprato le amache per dormirci di notte, visto che fanno più fresco rispetto al letto.
qua tutti bevono succhi di frutta tropicali, dai nomi sconosciuti, e caipirinha e caipiroska.e per le strade c'è musica e venditori che urlano al microfono per farsi sentire.
la vita qua non costa niente.
gli autobus sono dei furgoncini, con 15 posti in tutto, che passano ogni tanto senza orario.ci sono anche le mototaxi!
nel primo pomeriggio siamo andati al parque esteban, la comunità piu povera di parnaiba, che non vuole farsi chiamare favelas perchè non c'è traffico di droga.
sono case poverissime, in realtà solo pareti di argilla senza niente dentro. senza acqua nè bagno.questa gente vive differenziando la montagna di rifiuti a cielo aperto che è dietro le loro case. anche i bambini, mezzi nudi, corrono tra i rifiuti e separano la plastica per es. dal vetro.
e' davvero triste.ragazze madri ceh non sanno nemmeno il loro nome, bambini che non vanno a scuola e vivono tutta la loro vita là, con un futuro come quello della loro famiglia.

lunedì 11 gennaio 2010

Arrivata a Fortaleza!

Domenica 10 gennaio, alle 21:30 ca metto piede all´aereoporto di Fortaleza, in Brasile.Dopo 2PorePe 40 di volo milano-lisbona e 8 ore lisbona-fortaleza finalmente la terra ferma!
Tutte le mie paure si sono volatilizzate in un istante.
Qua fa caldo, come da noi in estate ma mi aspettavo molto peggio.
Padre Moesio ci e´ venuti a prendere, a me, a giulia e luca che viaggiano con me, e poi ci ha portati a casa sua dove abbiamo fatto quattro chiacchere, una doccia e sono crollata di stanchezza sul letto.
La mattina la luce del sole si e´infiltrata attraverso gli scuri delle finestre. Oggi il caldo e´ancora piu´forte, soprattutto a causa dell-umidita´.
Questo pomeriggio faremo un giretto per fortaleza, e andremo a cambiare i soldi.
Qua sono 4 ore indietro rispetto all´italia.