giovedì 13 maggio 2010

pensieri ...

È davvero difficile spiegare a chi non è con me come procede la vita e quante differenze ci sono con quella vecchia.
Posso ricercare le parole giuste e descrivere accuratamente i particolari, ma sono certa che non riuscirei a fare creare l’immagine giusta e nemmeno l’idea di questa realtà.
Non posso prestarvi i miei occhi, non posso regalarvi le mie esperienze quotidiane di chi è già entrato nel sistema e lo ha iniziato a capire, dopo la bellezza di quattro mesi.
C’è differenza tra sapere e sperimentare.
Quando leggo il giornale con le notizie dei fatti internazionali, delle guerre e delle situazioni disastrose al limite della sopravvivenza, certamente rimango shoccata, triste ma mi rendo conto che la mia idea è molto astratta, vaga perché non ne ho esperienza diretta.
La vivo indirettamente, forse costruisco delle immagini raccolte nel passato da telegiornali, documentari o film, foto di giornali. Sono come ferma immagini di una pellicola, muti, senza suono e senza movimento.
Rimango uno spettatore estraneo, senza coscienza di ciò che sta dietro alla cinepresa, di quello che realmente sono stati il lavoro, i pezzi tagliati e censurati…
Ecco, io mi sento come un artista che cerca di imprimere una emozione vissuta su un supporto, una tela, uno strumento, sperando che il mio pubblico possa percepirlo.
Purtroppo le interpretazioni sono infinite e soggettive, e fallisco miseramente già all’inizio del tentativo.
Ciò nonostante scrivere di questa esperienza mi appaga e anche fosse una goccia nel deserto ne vale la pena.
La pace invade il mio cuore, improvvisamente mi riempio di pace, come il vento quando entra in casa come un’esplosione. Mi solleva i piedi da terra quando la strada sembrava finire, mi trasporta e mi culla tra le nubi e gli uccelli del cielo.
È come vivere il primo amore, genuino innocente e vergine.
È darsi un’altra possibilità, un’altra chance, e riscoprire la verità della vita quando la si credeva persa. La bellezza della vita è nella vita stessa, e non necessita di essere riempita con mille cose per essere apprezzata. L’uomo vuole trasformare e costruire qualsiasi cosa, anche se stesso, perché è alienato? Insoddisfatto? La società offre mille infrastrutture e servizi per colmare il vuoto, il buco vertiginoso che attanaglia lo stomaco. Ci si allontana sempre più da noi stessi, dalle risposte ai bisogni infiniti e spesso fittizi dell’uomo.
Di cosa abbiamo bisogno se non abbiamo noi stessi? Se ci siamo persi e non sappiamo in che direzione andare?
Proseguire a testa bassa perché l’importante è andare avanti, non rimanere indietro ma al passo degli altri.
Questo mi è stato detto prima di partire per dissuadermi.
Io invece sto vivendo un’altra vita dentro la vita. Sorrido alle paure del passato, mie ma soprattutto dei miei amici e familiari, più spaventati di me. Era quella paura di vivere, di scoprirsi, di abbandonare qualsiasi certezza e sicurezza (false) e rimettere in gioco tutto.
Questa vita è mille volte meglio di quella che ho lasciato, nella sua semplicità che si respira a pieni polmoni e ubriaca con la sua forza.
A volte mi sento così lontana dalla vita che ho lasciato. Mi sento molto più me stessa qua, più simile e empatica a queste persone.
Ci si apprezza realmente per quello che si è, senza trucco e senza inganno, né artifizi.
Cammino per strada con infradito di cuoio basse, sempre, di giorno e di notte, a lavoro o in casa. Capelli spettinati e legati per non sudare. Canottiera e gonna spesso bagnate dal sudore. Nessun gioiello, nessun machillage, nessun profumo né firma sugli abiti.
Non c’è bisogno di sedurre, non è importante la ricchezza, l’apparenza o la formalità.
Le persone sono importanti, in quanto persone a prescindere.