martedì 27 aprile 2010

la salvezza è vicina

Ci sono dei momenti, a volte, che mi sembra che questa vita abbia davvero un senso e una bellezza incredibili.
Sono momenti lunghi, quasi come un improvviso sospiro a pieni polmoni.
Allora vedo spalancarsi improvvisamente delle porte davanti a me e la luce mi abbaglia gli occhi.
Ogni cosa mi pare che come un ingranaggio faccia parte di un meccanismo perfetto, e io inizio non solo a vederlo, ma anche a viverlo.
Forse sto finalmente lasciando alle spalle le mie radici, la mia cultura e i miei preconcetti, il modo di pensare e vivere a cui ero abituata e mai avevo messo in discussione.
Mi sto spogliando completamente per raccogliere quello che di vero e puro può offrire questa calda terra dalle persone felici e sorridenti.
C’è tanto da imparare, nonostante per assurdo sia io qua per aiutare loro.
La giornata trascorre pigra e calda, il sudore cola dalla fronte e impregna in pochi minuti i vestiti, il sole acceca e manca l’aria a mezzogiorno. Tutti attraversano il ponte a piedi o in bici.
La semplicità delle persone è disarmante. Qualsiasi lavoro facciano, si riflette in loro dignità e orgoglio: il lustrascarpe della piazza, chi prepara le vitamine sul carretto, chi vende i cocchi, chi trasporta sulla barchetta le persone da una riva all’altra del fiume, chi vende la frutta a lato della strada…
Non posso che inginocchiarmi e stimare loro piu di qualsiasi ricco imprenditore, o avvocato, o dentista o politico.
Ognuno sorride, aiutando il prossimo come se fosse lui stesso, dedicandogli tanto tempo, tutto quello che ha a disposizione, senza chiedere niente in cambio.
Nessuno ha tanta fretta da non accorgersi di chi ha bisogno. Nessuno è tanto povero da non poter offrire una mano e un sorriso a chi incontra per strada.
Le persone non lottano tra di loro per farsi concorrenza, per cosa poi??
La sera ci si siede sul marciapiede di fronte alla propria casetta per chiacchierare con i vicini e godere di un po’ di frescura. Non ci sono pubs, bar, o concerti o eventi.
Non c’è bisogno di niente per stare bene, basta avere se stessi.
Non serve l’auto ultimo modello, o il vestito firmato, o il taglio fresco della parrucchiera, o la casa con il giardino pieno di fiori, o il pc con internet.
Noi italiani siamo i ricchi, di denaro, ma siamo anche i poveri di sentimenti, di affetto e di speranza.
A che serve allora un buon lavoro, un buon salario se non riusciamo a goderci la vita nelle cose più semplici?
La mia più grande fortuna è avere amici, buoni amici che ogni giorno mi insegnano cosa è l’amore.
Passiamo tanto tempo insieme, pomeriggi, sere, weekend, e godiamo di noi, del chiacchierare, della condivisione in tutti i sensi, dello scambiarci gesti e parole affettuose in ogni momento per ricordare all’altro di quanto sia importante per noi.
Mi sento amata, benvoluta e vorrei essere in grado di ricambiare allo stesso modo.
Non mi serve nient’altro.
Quando uno dei nostri amici finalmente riceve qualche soldo in più, compra qualcosa per tutto il gruppo, per festeggiare, senza parsimonia e senza rimpianto.
È un pensiero spontaneo e gentile, che mi fa capire quanto poco conti il denaro per stare bene davvero.
Resami conto di questo, molte preoccupazioni e tensioni si sono dissolte.
Allora non erano problemi seri e reali, ma solo pensieri sporchi e limitanti, negatività assorbite negli anni passati.
Mi sento come i bambini di vazantinha, le cui risate argentine sono uguali a quelle di tutti i bambini del mondo, e che ridono sempre, giocano e si divertono anche senza i giocattoli.
I loro abbracci, i loro sguardi profondi e carichi di speranza mi fanno sentire degna di essere lì con loro, di essere anche io pura come loro.

lunedì 19 aprile 2010

Íl ritorno dopo la vacanza

Jeri è una spiaggia incantata, un parco naturale che solo pochi volenterosi possono raggiungere.
Sono arrivata là dopo 5 ore almeno di viaggio, di cui una in giardiniera, ovvero un camioncino stile militare, con dietro posti a sedere come in autobus, ma in fila, e senza tetto sulla testa.
Le buche erano veramente dure e i salti che abbiamo fatto per poco non ci lasciano paralitici.
Si percorre una parte in sentierini sabbiosi e stretti in mezzo alla vegetazione, e una parte sulla battigia del mare, proprio sulla spiaggia.
Finalmente, arriviamo nel villaggio, verde, vivo e ospitale.
La spiaggia è un susseguirsi di alte dune di sabbia desertiche, gialle, che su buttano sul mare.
E’ un paesaggio molto suggestivo, e quando c’è il tramonto, tutte le persone come in una processione religiosa, salgono lentamente la duna piu alta per essere spettatori di questo spettacolo naturale che lascia senza fiato. Il sole tramonta dietro la linea dell’oceano, regalando rosse e gialle e rosate strie di colore nel cielo, spesso plumbeo alle spalle.
L’acqua invece sembra uno stagno d’oro e azzurro profondo, che riflette sui nostri occhi la luce del sole sempre piu arancione.
Dietro invece altre distese di dune punteggiate da palme e oasi verdi.
Addirittura sulla duna tra tutti gli spettatori sempre si fissa un carrettino per la caipirinha, giusto per coloro che non vogliono farsi mancare nulla.
Già da lontano invece si odono i ritmi dei tamburi della capoeira, perché ogni sera si riuniscono sulla spiaggia nello stesso momento del tramonto i ragazzi per danzare e giocare in cerchio, con tutti i curiosi che applaudono e restano a bocca aperta per le loro capriole e piroette nell’aria.
Il villaggio è colorato, con tanti negozietti abbastanza turistici, e distribuito in 3 o 4 stradine parallele principali. Ogni sera c’è una festa, alla quale pero noi non abbiamo mi partecipato perché ci addormentavamo nel letto prima che iniziasse.
Tutto i tre giorno sono stati in relax e comunione con la natura.
Il giorno della mia partenza è stata un’avventura: a bordo di una jip, di quelle aperte dietro per montare i carichi, in 14 persone!cinque erano distribuite su tutti i lati, attaccati fuori, chi alle portiere, chi al tetto in piedi. Abbiamo percorso tutto il lato spiaggia verso sud, guadato 2 fiumi su zattere di fortuna e attraversato le mangrovie.
Insomma, mi dispiace di aver dimenticato la macchina fotografica a casa.
Arrivo a parnaiba, la calda Parnaiba.
In casa già non c’è acqua, e tuttora siamo senza. Oggi è stato il periodo più lungo senza acqua, e ancora non sono riuscita a farmi la doccia né a lavare i piatti.
A casa siamo solo io e Aureliano, e mi chiedo come facciamo in due a sporcare così tanto.
La mia camera invece era aperta e pulita, con una farfalla di carta colorata sul tappeto e un acchiappasogni appeso al soffitto. Che bel regalo di benvenuto.
Rivedere i miei amici è stato molto emozionante. Per l’occasione ci siamo bevuti metà dei nostri vini italiani che ci eravamo importati illegalmente.
poi c è stato il mio pseudo primo giorno di lavoro.
Molti, ma non tutti i bambini, mi hanno accolta gridando e abbracciandomi.
Tutto sembra che torni alla normalità molto presto.
Il lavoro, la routine, il caldo, la convivenza, le serate con gli amici…solo in più per ora c’è la palestra. Chi l’avrebbe mai detto?
Io e aure ci siamo iscritti, giusto per mantenere la linea e magari vedere altra gente.
Sembra divertente, ma non voglio dedicarci troppo spazio perché non meriterebbe, la palestra è da tamarri nella mia opinione.